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Risorse e novità dal mondo dell'outsourcing

Outsourcing sanitario e management

In un recente speciale del CeRiSMaS (Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario), intitolato “Outsourcing in sanità: un modello in continua evoluzione“, sono messi in evidenza alcuni elementi fondamentali per comprendere il fenomeno dell’esternalizzazione dei servizi socio-sanitari e come ciò impatta sul servizio sanitario nazionale.

Nell’intervista a Filippo Cristoferi, esperto di management e ricercatore presso il Ce.Ri.S.Ma.S., si affrontano varie tematiche che permettono di comprendere come quello dell’outsourcing sanitario sia un processo ancora in divenire in Italia, a differenza di altre realtà dove tale meccanismo è già operativo; di capire come il futuro vada in una sempre maggiore integrazione di tale modalità produttiva anche in altri settori strategici.

Cristoferi, laurea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in Management per l’impresa ed esperto in Balanced Scorecard e Public-Private Partnership, risponde ad alcune precise domande sul tema.

Vediamo insieme alcuni degli aspetti più interessanti toccati nell’articolo.

Gli obiettivi dell’outsourcing sanitario

L’esperto richiama in primo luogo l’aspetto centrale della questione: la sostenibilità del sistema. L’esternalizzazione dei servizi non si limita a istituire un nuovo rapporto fra pubblico e privato ma permette di creare circoli virtuosi con conseguente risparmio di risorse. Ma Cristoferi aggiunge a questo tema già noto un’altra questione essenziale nella valutazione delle opportunità portate dall’outsourcing: l’aggiunta di nuove professionalità difficili da integrare nel modello precedente.

Sostiene Cristoferi che si pensò che «questo avrebbe consentito di disporre di competenze specifi che all’interno dell’organizzazione apportate da partner privati, diversamente non disponibili». Non solo dunque in un’ottica di spending review ma nella prospettiva di un valore aggiunto da fornire ai fruitori finali del servizio. Un’ottimizzazione a 360 gradi, insomma.

La miscela fra pubblico e privato

E’ una questione antica il dibattito sull’integrazione fra pubblico e privato. I dubbi sollevati da alcuni risiedono nel fatto che la logica del privato non può garantire il perseguimento di certi obiettivi di tipo prettamente pubblico. Una miscela, un impasto, una collaborazione, tuttavia, che non escluda l’uno o l’altro ma li fa interagire fruttuosamente, sembra essere una soluzione di successo.

L’integrazione è già avviata, sostiene Cristoferi, che indica come nel pubblico vi sia stato un cambiamento radicale di mentalità, perché  esso ha «compreso la necessità e la convenienza di affidare parte dei propri compiti ad altri soggetti più idonei a svolgerli, anche grazie alla snellezza e alla flessibilità che possono vantare rispetto al soggetto pubblico».

Un nuovo metodo di valutazione

Uno degli argomenti più scottanti nell’integrazione fra pubblico e privato è quello della valutazione. Nel passato, infatti, venivano adottati dei sistemi di valutazione unicamente incentrati sulla performance economica. La Balanced Scorecard, invece, si prefigge di tenere in conto anche indicatori extra-finanziari come la soddisfazione dei pazienti e la qualità del servizio erogato.

L’esperto afferma che quella della valutazione non è una “scienza esatta” e pertanto miglioramenti sono sempre possibili. Da ciò che si legge nell’intervista è possibile affermare che, anche in Italia, l’integrazione del privato nel SSN è ormai un processo irreversibile.

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